“La retroguardia di oggi sarà l’avanguardia di domani, perché la terra gira!” scriveva la Yourcenar qualche decennio fa. E apriva una questione straordinaria: ogni cosa torna “ab initio”, il tempo è ciclico, non una freccia lineare come siamo abituati a concepirlo: passato, presente e futuro.
In Sardegna permane qualcosa del tempo ciclico, nel tradizionale “ballu tundu” ad esempio, ma anche nella funzione cosmizzante del nuraghe, o nel gesto dell’artista Sciola che sostituisce una scultura col gesto dell’atto della semina e che dichiara “il mio tempo non ha tempo”.
Si può capire la bellezza di un evento che ogni anno si ripropone in quel momento e in quel luogo, solo se s’intende con l’eterno ritorno.
Come tutti coloro che vivono su un isola (e pensano di essere “isolati”), molti sardi hanno pensato a riscattarsi dall’isolamento andandosene e cercando spesso con maggior volontà di altri di avere successo e opportunità altrove.E spesso ci sono riusciti mimettizzandosi nel “melting pot” culturale indistinto e soffrendo di questa mimesi. Oggi molti di loro si stanno accorgendo di essere seduti su un patrimonio straordinario, forse perché più puro, ingenuo, incontaminato, e che seduti sopra non si vede, mentre si vede l’altrove.
Ora affrontano il viaggio con una consapevolezza nuova, si spostano per vedere meglio, non per tagliare le radici e spesso tornano al punto di partenza. Molti di loro hanno capito che l’obiettivo non sarà più importare modelli continentali, senza discrimine, svendere patrimoni paesaggistici, spiagge, scambiare tradizione con il folclore con il rischio che la maschera a lungo andare, diventi volto. Non cercano più fuori ciò che hanno dentro perchè il loro luogo d’origine è già uno straordinario continente, ricchissimo di cultura.
Abbiamo voluto testimoniare e auspicare non priva di contraddizioni, questa nuova consapevolezza del “viaggio”. Lo abbiamo fatto attraverso la testimonianza di 100 “viaggiatori”, giovani, professionisti celebri, sardi e non.
Il lavoro, realizzato per la messa in onda in 25 puntate di 24’, si è sviluppato con un percorso narrativo di cui sono attori i testimoni stessi, senza voice over,o interviste e sovrapposizioni di pensiero.
Un antologia etnografica e antropologica che nasce dal confronto, dal filo che lega i ritratti dei personaggi l’uno all’altro, all’ esperienza che evocano e che illustriamo, alla storia del territorio e della loro cultura.
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"Sardegna Andata e Ritorno" è scritto e diretto da Clarita Di Giovanni.